Le donne e i poco olimpici Giochi del 1900: seconda puntata

Scrive Paschal Grousset in Le yacht; histoire de la navigation maritime de plaisance (1890) a proposito di Sir Thomas Brassey (1836-1918), il ricco e nobile inglese che con moglie e figli circumnavigò il globo tra il 1° luglio 1876 e il 27 maggio 1877 a bordo del suo Sunbeam:

Egli conosceva tutti i segreti dell’arte nautica; amava il mare; aveva delle convinzioni personali in materia di costruzioni navali; possedeva il denaro indispensabile per realizzare le sue idee; infine, aveva avuto la fortuna di sposare una donna capace di comprenderle e di appoggiarle.

Anna Brassey, nata Allnut (1839-1887), «grazie alla sua educazione virile e, a dispetto della salute delicata, […] era fatta per il mare», spiega Grousset, e dalle sue pagine traspare tanta ammirazione per questa donna che in mare si era addirittura fatta gettare, quando la morte l’aveva colta al largo delle Mauritius, nel corso del viaggio che aveva riportato il Sunbeam in Australia.

Anche Helen Barbey (1868-1945) amava navigare. Figlia di un uomo d’affari americano, uno di quelli che aveva saputo investire nelle azioni della ferrovia, e di una Lorillard, famiglia che prosperava già da alcune generazioni grazie all’industria del tabacco, Helen da adolescente si divideva tra gli States e Mies, località svizzera sul lago Lemano, dove studiava e andava in barca. Dal padre aveva ereditato la passione per la vela: era stata persino a Newport nel 1887 a vedere l’Amerca’s Cup, esperienza che aveva raccontato dettagliatamente nel suo diario1.
Dal 1891, da quando era stata data in sposa al conte svizzero Hermann de Pourtalès (1847-1904), anche Helen Barbey, anzi la contessa Hélène de Pourtalès, aveva anche imparato a rimanere sempre «un passo indietro rispetto a un grande uomo», per dirla con… Amadeus2. Proprio come Lady Brassey. Anche perché, in fondo, le avevano trovato un marito che amava la vela e i cavalli come lei e possedeva anche “il denaro indispensabile per realizzare le sue idee”.

André Drevon, uno degli storici che ha provato a metter ordine ai Giochi di Parigi del 1900, ci assicura che tra il 22 e il 26 maggio, nel corso delle regate tenute a Meulan, sulla Senna, Hélène era insieme con suo marito Hermann e con loro nipote Bernard sul Lerina, imbarcazione che partecipò con successo alle regate della classe 1-2 tonnellate, ottenendo un primo e un secondo posto. Motivo per cui la ricca ragazza americana divenuta tutt’un tratto contessa svizzera va considerata non solo la prima donna ad aver partecipato a una gara (riconosciuta come) olimpica, ma anche ad aver raggiunto il podio.
Non c’è ragione di credere il contrario. Il problema è che a ottenere quei risultati sembra esser stata non già Hélène de Pourtalès, ma il suo fantasma. Facendo ricerche su giornali di Cannes, Ginevra o, semplicemente, su riviste che si occupano di yachting, il Lerina compare tante volte come vincitore o come piazzato in regate tenute tra il 1896 e il 1900 in Costa Azzurra o sul lago di casa. Spesso, accanto al nome dell’imbarcazione, compare quello del suo proprietario “M[onsieur]. de Pourtalès”3. La contessa Hélène non è mai citata, se non in relazione a qualche evento mondano. Come quello raccontato da Le Figaro il 6 febbraio 1900:

SUR LA COTE D’AZUR
Thé trés élégant chez la charmant comtesse Hermann de Pourtalès, dans sa villa, à Cannes

Un trafiletto che spiega forse più di tanti giri di parole perché di Helen Barbey e della passione per la vela si siano perse le tracce nei giornali del tempo: la «charmant comtesse» neanche quando assolve al suo peculiare ruolo di padrona di casa ha diritto a essere nominata, non già con il suo cognome da nubile, ma almeno con il suo nome di battesimo! Dal “passo indietro” alla sparizione completa.

A proposito, almeno per Lady Brassey, non è poi così vero che visse tutta la vita all’ombra dell’augusto consorte: il racconto di quel giro del mondo del 1877 divenne un libro di successo e, se il Sunbeam fece altri viaggi e raccolse tanto materiale, naturalistico, fotografico, etnografico, fu in gran parte per merito suo.

 

Nota di approfondimento sulla partecipazione di Hélène de Pourtalès alle regate di Meulan: All’interno dell’ISOH (International Society of Olympic Historians) nel 1995 partì un dibattito sulla questione. Ian Buchanan, in particolare, osservò che non c’erano evidenze della partecipazione effettiva della contessa alle regate di Meulan proprio perché nessun quotidiano o rivista specializzata la nominava direttamente. Risposero Karl Lennartz e Walter Teutenberg citando una fonte diretta (o quasi…): Sven von Mitzlaff, “nipote adottivo” della contessa de Pourtalès, che ricordava quanto gli raccontava sua zia in merito a quelle gare. Tali dati i due studiosi li avevano inseriti nel libro Olympische Spiele 1900 in Paris (1995). Per maggiori informazioni, cfr. qui.

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