Nelle gare di tuffi ho sempre trovato affascinante lo stretto legame che c’è tra la complessità delle evoluzioni proposte da atleti e atlete e la complessità della denominazione che le stesse evoluzioni hanno. Fascino che ha una componente romantica e una più analitica (come, del resto, il mio approccio allo sport). In quel breve, ma significativo intervallo di tempo che passa tra l’annuncio di un triplo e mezzo rovesciato raggruppato qualsiasi e la sua esecuzione, scatta l’empatia con chi sta lassù a combattere con l’horror vacui e con l’obbligo di raggiungere l’acqua dopo aver eseguito le evoluzioni richieste. Quando il tuffo parte, tutto questo scompare e si fa strada la volontà decodificatrice. Capire come si traducono in atto i singoli concetti “triplo e mezzo”, “raggruppato”, “rovesciato” permette, infatti, di entrare meglio nel meccanismo dei coefficienti di difficoltà e dei punteggi e, quindi, di seguire con maggior cognizione di causa la gara stessa. E tutto ciò, alla lunga, si trasforma in una chiave per comprendere se e a quale livello compaia una linea di separazione basata sul genere, un cerchio che demarchi cosa le tuffatrici non possono fare e i colleghi uomini sì.
Una cosa (positiva) che balza all’occhio guardando, ad esempio, una gara di tuffi sincronizzati misti è che non c’è differenza tra quanto richiesto alle singole componenti della coppia. Se una Chiara Pellacani esegue un doppio e mezzo ritornato carpiato, il suo compagno Matteo Santoro non può proporre lo stesso tuffo in posizione raggruppata o fare un triplo e mezzo, cose che farebbero, rispettivamente, diminuire/aumentare il coefficiente di difficoltà. Inoltre, quanto più i due riescono a fare gli stessi movimenti e descrivere la stessa parabola, tanto più i giudici che valutano la sincronia daranno un punteggio più alto1.
Insomma, in un mondo dello sport ancora così poco abituato alle gare miste (mi risuona sempre nelle orecchie l’agghiacciante e impunito commento fatto da Stefano Tilli sulla Rai durante la 4x100m mista di atletica all’Olimpiade di Tokyo: «è brutto vedere le donne correre insieme agli uomini»), queste gare di sincro sembrano davvero ispirate a una perfetta ripartizione di meriti e responsabilità tra le componenti maschile e femminile della coppia.
Visto che nel sincro atleti e atlete possono o, meglio, devono eseguire il medesimo tuffo contemporaneamente, è normale che nelle tabelle della FINA, la federazione internazionale, i coefficienti di difficoltà non abbiano genere: un doppio salto mortale e mezzo avanti con un avvitamento e mezzo in una gara femminile dalla piattaforma e in una maschile dal trampolino varrà sempre 3.0. Anche i parametri usati dai giudici per valutarlo saranno gli stessi: il modo di assegnare punteggi, quindi, non cambia se a saltare sono gli uomini o le donne.
Basta allora una rapida occhiata agli highlights della finale olimpica di Tokyo della piattaforma femminile per far sorgere una più che legittima curiosità:
Con tutti quei 10 presi, la vincitrice Quan Hongchan quanto sarebbe arrivata nella corrispondente gara maschile?
Un rapido controllo delle classifiche finali lascia interdetti: 466,20 punti per la 14enne cinese e 548,25 per Tom Daley, bronzo tra i piattaformisti. Ben ottanta punti in meno. Come è possibile? Il britannico non ha mica ottenuto 110 punti di media a ogni turno! Molto semplicemente ha fatto un tuffo in più di Quan Hongchan!
Ahimé, ecco dunque affiorare il punto in cui la FINA ha perfidamente nascosto quella linea di separazione basata sul genere che quasi si sperava di non trovare più: le gare femminili hanno cinque tuffi, quelle maschili sei. Perché? Tempi televisivi che sono da restringere solo se si tratta di sport femminile? Atavico retaggio della supposta minore resistenza delle donne allo sforzo fisico?2 Fatto sta che lo spettacolo offerto dalla giovane cinese a Tokyo non ha nulla da invidiare a quanto proposto dai connazionali Cao Yuan e Xie Siyi, oro, rispettivamente, nella piattaforma e nel trampolino da 3m.
La cosa fastidiosa è che anche sportivamente ha poco senso che una gara femminile dalla piattaforma si svolga sulla distanza di cinque tuffi (e non sei come quella maschile) e che il trampolino maschile ne preveda sei (invece dei cinque al femminile).
Mi spiego. Prima si accennava a salti mortali rovesciati, ritornati o con avvitamento3. La federazione internazionale divide i tuffi in sei maxi-gruppi: ai tre già citati vanno aggiunti i tuffi avanti, quelli indietro e quelli dalla verticale.
Per ovvie ragioni di molleggio e instabilità, le partenze dalla verticale non sono contemplate dal trampolino. Pertanto, i gruppi sono effettivamente sei solo dalla piattaforma. Infatti, agli uomini è richiesto in gara di eseguire uno e un solo tuffo per ciascuno dei sei gruppi. Le donne, invece, devono eliminare un gruppo, perché saliranno ai 10 metri solo cinque volte.
Di contro, dal trampolino sono cinque i gruppi ammessi. Ciascuna tuffatrice dovrà così proporre un avanti, un indietro, un rovesciato, un ritornato e un avvitato nell’ordine che preferisce. Invece, nelle gare maschili, che durano anche qui sei turni, ogni atleta esegue in pratica due tuffi appartenenti allo stesso gruppo, due tuffi che hanno spesso una tecnica molto simile e in cui è solo la velocità di esecuzione a essere discrimine. Tipo un triplo e mezzo avanti e un quadruplo e mezzo avanti, con il rischio che magari l’esercizio apparentemente più facile viene eseguito peggio perché ormai si ha l’abitudine a girare più veloci. Questa insensatezza del turno in più dal trampolino per gli uomini tocca il suo apice nei sincronizzati, in cui sono previsti due obbligatori. Ma non è mia intenzione sottoporvi a ulteriori tecnicismi analitici.
A proposito, se guardiamo la media voto, unico parametro sensato vista la differente durata della competizione, Quan Hongchan con 93,24 sarebbe arrivata terza, dietro ai suoi connazionali Cao Yuan (97,05) e Yang Jian (96,73) e davanti a Tom Daley (91,37).
Nell’immagine in evidenza: Matteo Santoro e Chiara Pellacani, oro all’Europeo 2021, bronzo al Mondiale 2022 e all’Europeo 2022 nel sincro misto dal trampolino