Men, protecting men, who are abusing women.
I’ll say it again, men, protecting men, who are ABUSING WOMEN.
Burn it all down. Let all their heads roll
Megan Rapinoe, on twitter, 30/09/2021
“Athlete A” è un documentario del 2020. Dura un’ora e 44 minuti, mostra per lo più interviste e qualche filmato, non indugia su particolari morbosi e non fa uso di immagini a effetto. Eppure a un certo punto diventa soffocante, perché a raccontare sono direttamente alcune delle centinaia di ginnaste statunitensi riconosciute vittime di abusi sessuali da parte di Larry Nassar, osteopata della Nazionale USA tra il 1996 e il 2017.
Allo stesso tempo, però, “Athlete A” traccia una via, riesce a far capire quanto coraggio abbiano avuto queste atlete o ex atlete ad affrontare i propri traumi e a denunciare le violenze subite quasi sempre quando erano ancora minorenni. Un coraggio che ha permesso di scoperchiare, a partire dal 2016, tutta quella rete di protezione che i vertici della federazione avevano costruito intorno a Nassar. Tanto che al processo, oltre all’ex medico – condannato a un totale di 175 anni di reclusione -, sono stati chiamati a rendere conto del loro operato anche pezzi grossi della USA Gymnastics.
Ed è proprio nell’ambiente dello sport statunitense femminile, ancora scosso da questo scandalo, ma incoraggiato a denunciare violenze subite da gente come Nassar, che è esploso un altro caso.
Il 30 settembre 2021 il sito sportivo The Athletic ha pubblicato un’inchiesta, frutto di colloqui con decine di calciatrici che sono state allenate e hanno subito avances, molestie o veri e propri abusi dal 58enne inglese Paul Riley, coach del North Carolina Courage, club con cui ha vinto la National Women’s Soccer League nel 2018 e nel 20191. In particolare, la ex centrocampista Sinead Farrelly ha raccontato che nel luglio 2014, ai tempi della sua militanza nel Portland Thorns, Riley l’aveva obbligata a fare del sesso con lui.
Senza indugio, appena uscita la notizia, il North Carolina Courage ha sciolto il contratto che lo legava a Riley. I vertici della NWSL hanno poi espresso il loro disgusto per quanto letto, ma… questo sembra solo la punta di un iceberg che potrebbe venir fuori, proprio sulla scia di quanto successo nel caso della ginnastica artistica. Innanzitutto, è ormai chiaro che l’allontanamento da parte del Washington Spirit di un altro allenatore inglese, il 59enne Richard Burke, avvenuto ad agosto 2021, non è dovuto a questioni di salute – come dichiarato inizialmente ai media -, ma ad accuse di molestie. E con le dimissioni del francese Farid Benstiti da coach dell’OL Reign, rassegnate a inizi luglio e, quindi, prima dell’inizio del campionato, salgono a tre le interruzioni di contratto per questioni inerenti ad abusi sessuali.
Quanto basta per far decidere alle squadre della NWSL di sospendere il campionato e di non giocare i cinque incontri previsti nel week end del 2-3 ottobre. L’accusa, mossa non troppo velatamente da molte calciatrici, è che i vertici del calcio femminile statunitense fossero complici di una sorta di sistema che dava copertura a chi approfittava della propria posizione all’interno dello spogliatoio per molestare le calciatrici. A questo vanno ricondotte le dimissioni della commissaria della NWSL Lisa Baird, la stessa che aveva parlato di disgusto per l’accaduto, e della consigliera generale Lisa Levine.
Bisogna aspettare qualche giorno per capire se la Regular Season della NWSL 2021 riprenderà o si andrà verso uno scontro tra la lega professionistica e le giocatrici. Di certo il tweet di Megan Rapinoe riportato sopra e la altrettanto dura presa di posizione di Alex Morgan lasciano presagire che le giocatrici non si accontenteranno di veder cascare solo alcune teste2.
Per il resto sarà forse arrivato il momento di ragionare sul perché il numero di denunce di molestie è davvero alto laddove nello sport femminile i posti di responsabilità e, quindi, di potere sono affidati in larga parte a uomini, per di più di una certa età. Che poi bisognerebbe anche ragionare sul quando ci sarà una distribuzione più equa rispetto al genere dei suddetti posti di responsabilità nello sport femminile.
Nell’immagine in evidenza: Sinead Farrelly con la maglia del Portland Thorns