Elisa Longo Borghini si leva dalla scia di Lotte Kopecky, scatta in modo perentorio anche se mancano pochi metri e taglia il traguardo sollevando il pugno in segno di successo: quando nessuno più sperava che quell’unico, modesto secondo rimasto di vantaggio sulla campionessa del mondo sarebbe bastato all’azzurra della Lidl-Trek per vincere il Giro d’Italia women 20241, ecco che nell’ultima tappa l’assenza di una vera squadra a supporto di Kopecky si è fatta sentire. Prima ancora che sulla rampa che portava all’arrivo, la belga aveva perso la possibilità di vincere il Giro quando tre atlete erano evase dal gruppo per prendersi vittoria di tappa e abbuoni. Se poi si aggiunge che a vincere sul traguardo di L’Aquila è stata Kim Le Court, campionessa nazionale delle Mauritius, l’eccezionalità di quanto accaduto in questa settimana di corsa rosa al femminile è talmente evidente che… viene da pensare che RCS Sport è stata fortunata ed è stata premiata oltre i suoi meriti.
A inizio 2020 la media company, facente capo al gruppo editoriale RCS di Urbano Cairo, mentre si prodigava per allestire a Budapest una sontuosa partenza del Giro d’Italia2, non aveva mosso un dito per rilevare l’organizzazione dell’allora Giro Rosa, che era finita per tre anni a PMG Sport. Con il risultato che, nel 2021, l’UCI aveva messo la gara a tappe italiana fuori dal Women’s World Tour perché, ancora una volta, nessun broadcast nazionale ne aveva acquistato i diritti per la trasmissione in diretta.
Poi ASO, che gestisce Tour e Vuelta, ha trasformato l’asettica La Course by Le Tour di un giorno in un vero e proprio Tour femmes, calendarizzato immediatamente dopo la Grande Boucle maschile (2022), e ha fatto diventare anche la Challenge by La Vuelta una Vuelta femenina di una settimana, o giù di lì (2023). Senza contare che il media group francese aveva già dato vita alla prima Roubaix femminile (2021), mentre RCS Sport non aveva mai mostrato interesse a mettere su una Sanremo o un Lombardia al femminile.
Insomma, la sensazione che il gruppo che sta dietro alla corsa rosa maschile si sia sentito “obbligato” dall’UCI a prendersi in carico anche quella femminile è tanta. Cosa ne farà, si vedrà, visto che il contratto arriva fino al 2027; questo primo giro femminile by RCS Sport ha, comunque, già detto un po’ di cose e non tutte positive.
Inizio dalla questione più… calda. Tour femmes e Vuelta femenina si disputano, rispettivamente, a fine luglio-inizi agosto3 e a fine aprile, in settimane in cui non ci sono grandi appuntamenti di ciclismo maschile e il merito è certamente di ASO. Il Giro d’Italia women 2024 si è, invece, disputato in contemporanea con la seconda settimana del Tour de France. E se la corsa deve andare in diretta sulla Rai (pena l’esclusione dal Women’s World Tour) e se anche l’esclusiva della Grande Boucle è appannaggio della tv nazionale, allora bisogna evitare che le fasi finali di tappa si sovrappongano. Quindi, la corsa femminile si serve come antipasto e cosa importa se le cicliste devono pedalare per sette giorni di seguito sotto il sole tra le 12 e le 15, cercando di dare il meglio di sé. Era successo nel 2023, con PMG Sport al timone, ed è successo anche nel 2024, nonostante l’arrivo di RCS Sport.
Per fortuna, non si sono verificate insolazioni nonostante le temperature fossero costantemente intorno ai 32°-37°, anche perché tutte le squadre seguono un protocollo studiato dall’UCI appositamente per il grande caldo. Il fatto è che, come sottolineava Ilenia Lazzaro su Discovery+,
Loro corrono in un orario che, per il Ministero della Salute sarebbe il peggiore per fare sport. Loro stanno lavorando, un po’ come quelli del cantiere che sono in mezzo all’autostrada a quest’ora qui [le 13 circa]4.
Pertanto, se RCS Sport crede davvero nel ciclismo femminile, ha l’obbligo di cercare una settimana diversa in cui far disputare il Giro d’Italia women. Magari a fine maggio-inizio giugno, in coda alla gara maschile.
Uno spostamento che è necessario anche da un punto di vista sportivo: se, Kopecky a parte, le migliori (Vollering e Wiebes) della miglior squadra (la SD-Worx) anche quest’anno non c’erano, è perché, lasciata a metà luglio, la corsa rosa al femminile è troppo vicina al Tour femmes, che ha montepremi più alti e nel 2022 e nel 2023 ha fatto pedalare le cicliste sugli Champs-Elysées, mentre la città più grande toccata dal Giro women 2024 è stata Pescara.
E poi, detto per inciso (con riseva in futuro di rivedere il giudizio): io sono di stanza a Foligno da dove a maggio è partita la crono maschile vinta da Pogačar e dove l’11 luglio Kopecky ha vinto con una volata imperiale. Beh, se vi dicessi che RCS Sport, enti e istituzioni varie hanno preparato il passaggio dei due Giri con la stessa cura, mentirei. Senza nulla togliere alla discreta risposta del pubblico e alla bella e coinvolgente atmosfera che nonostante i 35 gradi all’ombra si respirava sotto il palco, specie nel momento in cui la belga campionessa del mondo ha lanciato il bouquet a dei bimbi che da sotto la chiamavano.
Ho iniziato parlando dell’emozionante testa a testa nella tappa finale e voglio concludere con quella che, comunque, ritengo la nota più positiva di questa prima edizione griffata RCS Sport: dal punto di vista tecnico, il percorso è stato ben costruito.
Finalmente non c’era un misero cronoprologo, ma una cronometro di lunghezza accettabile, su cui Longo Borghini ha in pratica costruito il suo successo; c’erano almeno tre tappe con arrivi “tipo Strade Bianche”, garanzia di spettacolo; non si scalavano le Alpi, ma il Blockhaus, una montagna comunque dura che dagli anni Settanta è spesso presente nel Giro maschile. Tutto il resto lo hanno fatto le atlete, che giorno dopo giorno mostrano quanto il ciclismo al femminile si stia sempre più professionalizzando.