Le atlete (mi) raccontano: Antonella Valentini (nuoto)
Antonella Valentini, nata a Roma nel 1958, è stata nella prima metà degli anni Settanta una nuotatrice di livello internazionale. Specializzata nelle distanze più lunghe dello stile libero e nei 200 farfalla, ha partecipato all’Olimpiade di Monaco di Baviera (era la più giovane componente della squadra italiana) e al Mondiale di Belgrado del 1973. Nel 1976 ha smesso con il nuoto agonistico, ma non ha mai smesso con l’attività fisica: ha giocato per tanti anni a pallavolo, è tornata in vasca partecipando ai campionati master, ha insegnato per quaranta anni Scienze Motorie a scuola e, ancora oggi, per fissare un’intervista, devi capire a che ora ha la partita di padel.
5cds: Quali emozioni si provano a vivere una Olimpiade a tredici anni?
Avevo appena finito la terza media e mi sono ritrovata a Monaco di Baviera, nel villaggio olimpico. L’ho vissuta come una favola, mi aggiravo sempre con il naso all’insù. Ero curiosa e cercavo di non perdermi neanche un momento di quella esperienza. Ero la più piccola della squadra azzurra, la seconda o la terza più giovane di tutta l’Olimpiade.
Tra un allenamento in piscina e l’altro, ne approfittavo anche per andare a vedere altri sport. Ogni atleta aveva un proprio badge che permetteva l’accesso ad alcuni eventi sportivi. Ad esempio, io mi ricordo, di aver visto delle partite di basket. Se ci ripenso… a tredici anni, da sola in giro, all’estero: era qualcosa più grande di me, adesso me ne rendo conto.
Alla fine della prima settimana di Olimpiade è poi arrivato il momento di gareggiare. Io mi ero conquistata la qualificazione facendo segnare ai Campionati italiani assoluti estivi il record ragazze negli 800m stile libero. Aronne Anghileri sulla Gazzetta dello Sport aveva scritto che io ero una “piccola Novella”, in riferimento al fatto che ottenevo tempi più bassi di quelli ottenuti da Novella Calligaris quando aveva la mia età1.
Ad ogni modo, le batterie degli 800m stile libero ci sono state la mattina e si sa che la mattina si fanno tempi diversi. Io ho fatto un tempo normale, un po’ sopra quanto mi aspettassi. La qualificazione alla finale olimpica non era, però, alla mia portata. A vedermi era venuto mio padre e allora ho chiesto di poter ripartire con lui, con qualche giorno di anticipo rispetto alla data prevista per il mio rientro2.
5cds: Dopo l’Olimpiade, a quali altri grandi manifestazioni internazionali hai partecipato?
Nel 1973 ho partecipato al Mondiale di Belgrado, era la prima edizione della rassegna iridata della FINA. Avevo fatto il tempo richiesto dalla federazione nei 400m e negli 800m stile libero. C’era, però, il vincolo delle due atlete per specialità, a differenza dell’Olimpiade dell’anno prima. Così, sono stata selezionata, ma -dovendo fare una scelta- l’allenatore della Nazionale Baccini ha giustamente optato per chi aveva i tempi migliori: Calligaris in primis, poi Stabilini negli 800m e De Angelis nei 400m. Non potendo gareggiare nelle “mie” gare, nelle gare in cui mi ero allenata, sono stata dirottata sui 200m delfino.
Nel 1974 sono stata male, per un’otite, e ho saltato molte settimane di allenamento. Ho realizzato il crono fissato dalla federazione per andare all’Europeo, ma un po’ in ritardo e non mi hanno portato. Si poteva fare, per altri lo hanno fatto…
Nel 1975 e nel 1976 ero un po’ stanca di nuotare. Per non farmi lasciare del tutto il nuoto agonistico, il nuovo allenatore della Lazio nuoto mi faceva fare allenamenti più blandi e su distanze più brevi. Sono così andata in Nazionale, in uno degli incontri internazionali che si organizzavano in preparazione delle grandi manifestazioni, ma per fare i 100m stile libero in staffetta perché avevo fatto un bel tempo agli Assoluti di Livorno. Niente, però, Mondiale del 1975 o Olimpiade l’anno dopo. Poi, a fine 1976, a diciotto anni, ho smesso con il nuoto, mi sono iscritta all’ISEF e dedicata ad altri sport.
La cosa bella è che, quando ho lasciato, ero una delle più anziane: negli anni Settanta la carriera agonistica finiva presto, molto presto rispetto a quanto accade adesso. Alcune delle mie compagne di squadra hanno smesso anche prima (a 14 o 15 anni), perché era difficile conciliare tutto, tra allenamento, studio e lo stress delle gare.
Ogni tanto ci penso e ho un po’ di rammarico, perché sono sicura al 100% di non aver dato quello che potevo dare.
5cds: Riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dagli inizi e da agevolazioni/ostacoli incontrati nel corso della carriera
Io ho iniziato frequentando la scuola nuoto al CONI a Napoli, poi a Roma. C’era il meccanismo dei brevetti. Chi conseguiva i vari brevetti partecipava a Roma alla Coppa Banchelli. Io vinco la mia gara e la S.S. Lazio mi chiama. Il reclutamento giovanile funzionava, dunque, abbastanza bene, anche perché allora si tendeva a sfruttare molto atleti e atlete in giovane età. La società mi pagava le trasferte e lo sponsor tecnico mi forniva i costumi. La federazione, inoltre, ti dava delle borse di studio se riuscivi a fare i tempi fissati. Questo mi rendeva molto più indipendente rispetto alle mie coetanee: avevo dei soldi, andavo in giro da sola, facevo i collegiali all’estero…
Gli ausili per noi atlete/i finivano, però, lì. Io vivevo molto lontano, a Casalpalocco, e tutti i giorni andavo a mie spese da Ostia al Foro Italico per allenarmi. Per quanto riguarda la scuola, poi, non c’erano le agevolazioni per sportivi/e che ci sono oggi e l’andare bene -il non essere rimandata- era per i miei genitori condizione necessaria per continuare a praticare nuoto.
Mi ricordo che soffrivo di stati d’ansia, che non dormivo prima delle gare, ma non c’erano medici o psicologi con cui poter parlare. Anche sui metodi di allenamento ci sono un po’ di considerazioni da fare: adesso tutti hanno propri allenatori, noi (Calligaris a parte) avevamo un tecnico unico per tutte in Nazionale e, invece, in società ero seguita da altri.
Con il senno del poi, alla luce degli studi poi fatti, credo di non aver ricevuto le giuste cure da parte della federazione. Alla fin fine, negli 800m e nei 1500m stile libero avevo migliorato il record ragazze fatto segnare da Novella Calligaris, nella distanza più lunga addirittura di 45″!
5cds: Insomma dell’approccio stile college americano c’era solo la borsa di studio e non la cura da parte della federazione nei tuoi confronti. Il cenno ai 1500m mi permette, però, di introdurre il tema della tua percezione di eventuali disparità di genere all’interno dell’ambiente sportivo.
Il CONI a Monaco 1972 inviò 210 atleti uomini, 29 atlete donne; nove di queste erano, però, nuotatrici, a testimonianza del fatto che il nuoto era tra le discipline più inclusive. E anche quanto da te raccontato finora non fa trasparire diversi trattamenti da parte dai vertici sportivi in base al genere. Eppure…
… c’era un po’ di differenza quando si arrivava a diciotto anni, alla fine della scuola, perché i ragazzi potevano essere inquadrati all’interno dei corpi militari e continuare a nuotare qualche anno in più. O a dedicarsi alla pallanuoto, che non c’era ancora al femminile in Italia negli anni Settanta.
Ma soprattutto c’era un importante differenza nelle distanze previste dalle gare ufficiali. Noi donne non facevamo i 1500m, gli uomini sì; e, per poterli nuotare, il mio allenatore doveva avvisare i giudici che non mi sarei fermata agli 800m, ma avrei continuato. Servivano, infatti, tre cronometristi perché il risultato potesse essere omologato, in assenza di cronometraggio digitale.
Io ero una fondista e nuotavo in negative split, andavo cioè più forte nella seconda parte di gara che non nella prima e una delle gare più belle che mi ricordo fu quando feci segnare il record ragazze allo stadio del nuoto di Roma. Mi ha, dunque, danneggiato tanto l’assenza dal programma di questa gara.
5cds: Retaggio del solito argomento che narrava la donna incapace di avere resistenza. I 1500m femminili sono stati introdotti dalla FINA ai Mondiali nel 2001 e dal CIO ai Giochi olimpici solo nel 2021. Ai tuoi tempi c’era qualcuna che ne chiedeva l’introduzione nel programma delle grandi manifestazioni?
A livello di nuotatrici, no. Per noi era così, era un dato di fatto. Io avevo meno di diciotto anni e non ho mai legato l’assenza dei 1500m femminili all’idea che le donne fossero ritenute non in grado di sopportare fisicamente certe distanze. Dirò di più. Io, all’epoca, non mi sono mai sentita discriminata. Anche perché ero una che andava alle manifestazioni, ero una tipa “tostina”. Ho partecipato ad assemblee non autorizzate, alle manifestazioni per divorzio, aborto. Da femminista, anche se ero piccola, me ne sarei accorta… Allora c’era il politico nella scuola!
5cds: A proposito del tuo impegno politico, mi hai raccontato di una interessante esperienza da atleta nella DDR di metà anni Settanta.
Sì, sono stata a Berlino Est con la Nazionale per un incontro Germania Est-Italia. Sportivamente ci hanno massacrato, per il resto non si poteva fare nulla, siamo state immobili tutto il tempo, non era permesso uscire. Abbiamo visto Berlino solo dal pullman, ma è stata un’esperienza formativa per me comunista sedicenne: poi quando sono tornata ho raccontato ai miei amici quello che succedeva in DDR a una sedicenne!
5cds: Per concludere, ti vorrei chiedere dei rapporti con la stampa. Quello che fa specie guardando le prime pagine dei giornali sportivi degli anni Settanta è che spesso ci trovi degli articoli che parlavano di nuoto. Forse, perché c’era di mezzo il fenomeno Calligaris…
Non è solo quello. Quello che accadeva ai campionati italiani, gli incontri internazionali che coinvolgevano la Nazionale, tutto era riportato in modo dettagliato sui giornali sportivi. Una cosa che non avviene oggi, in cui sembra che si parli solo di calcio. In particolare, Aronne Anghileri, che scriveva per la Gazzetta, per noi nuotatori e nuotatrici era come uno di famiglia, uno con cui si poteva parlare, una bellissima persona. Faceva articoli approfonditi persino sui ritiri collegiali. Una volta, quando eravamo a Merano per prepararci all’Olimpiade del 1972, scrisse che mi ero rifiutata categoricamente di scendere in acqua perché c’era tempo brutto e mi avevano spaventato i discorsi fatti dalle altre atlete sui fulmini che potevano incenerire chi nuotava. Mia madre mi telefonò spaventata dopo aver letto il pezzo. In fondo, avevo solo tredici anni…
5cds: A proposito, ma prima di Monaco, la stampa non ti aveva cercato per fare servizi su di te che eri la più piccola?
Ricordo che erano venuti alcuni fotografi. Mi avevano fatto alcune foto con mio padre. Mia madre mise da parte alcuni ritagli di giornale, Paese Sera e Messaggero, che ho da qualche parte, chissà dove. Da parte mia, io non sono legata a questa idea del ricordo, non ho coppe, medaglie, magliette. In fondo, continuo a praticare sport perché mi piace la competizione, mi piace mettermi in gioco e non guardare indietro.
5cds: Hai ragione, è ora della tua partita di padel! Grazie per l’intervista.
Ringrazio Antonella Valentini anche per aver ritrovato quei ritagli messi da parte dalla madre, da cui ho attinto per questa galleria di foto