A quanto accaduto la settimana prima a Rivarolo, La Domenica Sportiva del 10 settembre 1922 non dedica alcun articolo. La rivista milanese ha, però, nelle illustrazioni il suo punto di forza e, infatti, dopo tante belle foto dell’autodromo di Monza e del Gran Premio di Italia Vetturette, ecco spuntare alle pagine 12 e 13 immagini della riunione podistica tenutasi nella cittadina ligure.
La Stampa Sportiva fa, in pratica, la stessa scelta editoriale e lascia che siano le foto a raccontare cosa hanno offerto le gare di Rivarolo nel week end precedente. Capita così che su entrambi i settimanali si possano ammirare, rigorosamente in azione, Giuseppe Ottolia della S.C. Olimpia e Ineo Maffiolini del Centro Educazione Fisica di Milano: il secondo mentre taglia il traguardo dei 400 m, il primo mentre riceve il cambio da Ferrero nell’americana o mentre conclude vittorioso i 1500 m1.

Le redazioni de La Domenica Sportiva e de La Stampa Sportiva si trovano d’accordo nel pubblicare anche un’altra istantanea tratta dal meeting, un’immagine che ritrae quattro atlete della S.G. Cristoforo Colombo di Genova. La foto deve essere piaciuta per la sua particolarità e non perché rimandava a una competizione ritenuta degna di nota, visto che le informazioni contenute nelle didascalie sono confusionarie, se non proprio inesatte: secondo il primo dei due settimanali le quattro ragazze che vi compaiono sono Porini, Barberi Adriana, De Gasperi e Cappello; per la rivista torinese sono Barberi, Cappello, De Gregori, Pavini; per entrambi quella ritratta era la «squadra vincitrice della gara signorine». La più attendibile Gazzetta dello Sport il 4 settembre parla, invece, di una «Corsa per signorine» individuale, sulla distanza degli 80m, che aveva visto arrivare al traguardo, nell’ordine, Barbieri Adriana, De Gregori Letizia, Coppella Graziella, Pavini Elena.

Al di là delle imprecisioni contenute nelle note riportate a margine dai due settimanali illustrati, è dal modo stesso con cui le atlete della Cristoforo Colombo sono ritratte che si intuisce quanto cambi, in base al genere di chi è in gara, l’occhio con cui gli organi di stampa guardano alle competizioni sportive: le quattro ragazze sono, infatti, in posa e non in corsa come i citati Maffiolini e Ottolia o come Cozzian di Trieste e Bartolini di Firenze, presenti anche loro nel collage fotografico dedicato da La Stampa Sportiva alle riunioni podistiche del 3 settembre. Delle due l’una (o entrambe le spiegazioni, in egual misura): o nel 1922 imprimere su lastra immagini in movimento è cosa non semplice e allora si riservano tali scatti alle gare considerate più importanti, cioè quelle maschili, o non si vuol proprio dare l’impressione ai lettori che quelle “signorine” così curate, con scarpette, gonna-pantaloncino e fascia in testa, corrano per davvero!
Fatto sta che anche Giuseppina Ferré della Pro Patria et Libertate di Busto Arsizio e «la velocissima veneziana» Olga Barbieri appaiono inevitabilmente ferme, sempre su La Domenica Sportiva del 10 settembre, stavolta a pagina 2.

 

Eppure proprio la bustese ha già avuto – come si dice in gergo – l’onere e l’onore di rappresentare l’Italia in ambito internazionale, in un momento storico in cui

la Norvegia contava di già squadre atletiche femminili di valore; ed il Belgio, la Germania, la Francia, stavano per seguire l’esempio delle anglo-sassoni [e] solo le italiane – per il senso di pudore che è pari alla bellezza delle nostre donne, rimanevano rinchiuse nelle case.

È stato a Montecarlo, in occasione dei Meeting Internazionali di Educazione Fisica Femminile del marzo 1921 e dell’aprile 1922. Le cose, a dire il vero, non sono andate bene: Ferré e le compagne Banzi, Radice, Piantanida, Colombo hanno accettato di partecipare alle gare individuali, «unicamente per dimostrare come anche in Italia siano cultrici di sport», e, infatti, non è arrivato nessun risultato di rilievo; si sono poi iscritte al torneo di basket, disciplina che darà alla Pro Patria titoli nazionali al femminile da lì a qualche anno, ma nei due tornei monegaschi non sono mai andate oltre il primo match.
Le prestazioni non all’altezza delle avversarie non sono, però, di certo imputabili alle ragazze bustesi che, anzi, hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco in un consesso internazionale: chi è bloccato, al palo, in quel 1922, non sono le atlete, che sono in posa solo in fotografia; chi è veramente ferma è «l’Italia ufficiale che fa capo alla F.G.N.I. [la federazione di ginnastica] e non conosce nemmeno i metodi seguiti dalle nazioni che fanno dello sport femminile»2.

Articolo redatto in collaborazione con il progetto #notiziesportivediunsecolofa di Nicola Sbetti, la rassegna stampa che racconta lo sport con un secolo esatto di ritardo. 

Fonti principali: La Domenica Sportiva, anno IX, n. 34 (10 settembre 1922),
La Stampa Sportiva, A.21 (1922) n.37