Da un po’ di stagioni la Coppa del Mondo di sci di fondo si apre a Kuusamo, in Finlandia, nei pressi del Circolo Polare Artico, dove si svolge il Nordic Opening, noto anche come Ruka Triple. Uomini e donne sono impegnati in una tre giorni di gare che hanno valenza doppia perché danno punti validi per la coppa, in qualità di prove singole, e poi contribuiscono a delineare la classifica finale dell’evento.
Il primo giorno atleti e atlete si sfidano nella sprint, gara distribuita su quattro turni complessivi, uno di qualificazione e tre a eliminazione diretta. Fino al 2018 la distanza che dovevano percorrere gli sciatori in ogni turno era superiore di 300 metri circa a quella che dovevano percorrere le donne. Ora questa differenza non c’è più e l’anello di gara è per tutti e tutte di 1400 metri. Un passo avanti che, nel frattempo, sembra esser stato compiuto anche in sede olimpica (nella sprint di Pechino 2022 stesso percorso per uomini e donne, in quella di Pyeongchang 2018 no).
Peccato che nelle rimanenti due gare del Ruka Triple lo squilibrio in termini di lunghezza della “frazione” non solo si manifesti nuovamente, ma appaia notevolmente ampliato: il sabato ci sono 15 km per gli uomini e10 per le donne in una prova a cronometro con partenza individuale; la domenica, stesse distanze, ma gara a inseguimento con l’appeal, televisivamente parlando, che chi taglia per primo/prima il traguardo vince.
Sprint a parte, le gare di sci di fondo in Coppa del Mondo, ai Mondiali, alle Olimpiadi vedono una netta differenza di lunghezza tra le gare maschili e le corrispondenti femminili. A vantaggio delle prime. E il 33% in più che hanno le gare di Kuusamo non rappresenta neppure la discrepanza massima: nello skiathlon e nella staffetta gli uomini percorrono esattamente il doppio dei chilometri fatti dalle donne. La gara regina, infine, è di 50 km per i primi e di soli 30 km per le seconde.
«Una differenza che, invece, non c’è in grandi classiche come la Vasaloppet, la competizione di 90 km che ricorda la fuga fatta dal futuro re di Svezia Gustavo I nel 1520 e che la Federazione Internazionale di Sci inserì nel 2006 tra le prove valide per la Coppa del Mondo sia maschile che femminile. Un controsenso».(da F. Greco, Cinque cerchi di separazione. Storie di barriere di genere infrante nello sport, Paginauno).
Già, un controsenso. Perché, negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando ai Giochi invernali si assegnarono i primi titoli femminili nel fondo, il diverso trattamento era dovuto alla supposta inferiorità delle atlete, quanto a capacità di resistenza. Supposta inferiorità sbeffeggiata dai fatti nel corso della seconda metà del XX secolo.
Ora che le donne corrono su strada la maratona e stanno più di cinque ore in acqua per l’oro della 25km di fondo, perseverare in tale disparità può essere solo frutto di scelte non direttamente collegabili a questioni tecniche. Forse una supposta minore “vendibilità” del prodotto sci di fondo femminile rispetto al corrispondente maschile?
Nell’immagine in evidenza: Johaug batte avversarie e gelo nella 10 km a inseguimento del novembre 2021.